Come cambia il carnevale, in un mondo che cambia

06 febbraio 2023

Infervora da giorni la polemica sulla burocrazia che uccide il Carnevale. Ma è davvero così? O forse è il senso del Carnevale stesso che sta vivendo una trasformazione? 

 

di Ivo Povinelli

 

La discussione mediatica sui carnevali in questi giorni sta tenendo banco un pò ovunque: in molti paesi, infatti, si è dovuto rinunciare alle tradizionali sfilate dei carri per motivi di sicurezza.  In questo fuoco fatuo della polemica burocratica, anche le Pro Loco vengono tirate in ballo, per dire che se i carnevali non si fanno più è colpa dello stato, per “scaldar la cola” e solleticare un click di più. A ben guardare, questa polemica è vecchia di almeno vent'anni.

Archiviare il tutto come "è colpa della burocrazia", però, ci impedisce di esaminare più a fondo le cause di questa "crisi del carnevale".

Due sono i pensieri che ci vengono in mente: il primo riguarda il senso del carnevale oggi, il secondo è relativo al tempo che cambia e al fatto che forse certe cose non ci sono più e si fa molta fatica a rinunciarvi.

In merito al senso del carnevale oggi, dobbiamo guardare a quale era il senso del carnevale in origine. Che si tratti, come si ricava dall'etimologia del termine, di togliere la carne in vista della quaresima (carnem levare) o di altro, il carnevale era il periodo degli scherzi, della trasgressione a volte anche dell’esorcizzazione di ciò che faceva paura o che incuteva timore. Vi sembra che sia attuale la necessità di trasgredire nel mondo in cui lo scabroso è sdoganato come fattore di attrattività commerciale quotidiana? In un mondo in cui l’autorità è denigrata su tutti i fronti come elemento inutilmente costrittivo, che senso ha proporre di sovvertirla temporaneamente? Dulcis in fundo, oggi, che siamo già tutto l'anno bombardati dalle migliaia di ore di “mangerie” che ci propinano in tv o nei social, ha ancora senso un’abbuffata collettiva condita di coriandoli? Sarebbe più trasgressivo stare un giorno senza i social, andare in biblioteca o fare un po’ di digiuno!

Inoltre dobbiamo chiederci chi farebbe oggi questi carri di carnevale. In passato si trascorrevano mesi in cantina tra saldatrici e macchine per lavorare il legno, a lavorare a progetti faraonici che aggregavano persone, padri artigiani e mamme sarte che cucivano vestiti per veri e propri plotoni di ragazzi che avrebbero marciato in piazza. Con il tempo che oggi le persone non hanno o non vogliono più avere, con i ragazzi drammaticamente diminuiti di numero e con le competenze artigianali scomparse, chi sarebbe disposto a fare questo lavoro?

Insomma, se vogliamo che sopravviva, il carnevale va reinventato, va ri-immaginato con intelligenza, con quello che i volontari possono dare oggi ma con un obiettivo e un senso che va indagato e ricostruito: l’elemento invisibile che fa da spina dorsale a tutte le cose va ripristinato, non c’è saldatrice o saldatura che tenga.

Il mondo cambia, oggi lo fa sempre più velocemente e finché staremo a piangere e a lamentarci solo perché bisogna stare attenti a non farsi male e a non far male agli altri, vedi imprescindibile fattore sicurezza, resteremo a crogiolarci nei ricordi di un tempo che fu e che non sarà mai più: mettetevi l’anima in pace!  

 

Il Carnevale di Romeno

 

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