Campi e i suoi simboli

Campi e i suoi simboli
16 maggio 2020

 

Micro tour alla scoperta dei segreti celati dalla Chiesa di San Rocco a Campi, tra storie di peste e di garibaldini

 

di Maria Luisa Crosina | Centopaesi 1 2019

 

Come valorizzare un territorio poco noto, la cui storia è però così affascinante che merita di essere conosciuta? Questa una delle sollecitazioni che hanno portato, poco più di un anno fa, alla costituzione della Pro Loco di Campi di Riva del Garda, piccolo angolo di paradiso affacciato sul lago. Da allora, la Pro Loco si è impegnata in molteplici iniziative culturali: tra esse emerge l’avvio di uno studio sulla storia della peste nel paese di Campi, commissionato dalla Pro Loco ad una storica locale, la professoressa Maria Luisa Crosina. Lo studio si è poi concretizzato, lo scorso 16 agosto in occasione della sagra di Campi «Campi in 3D, new generation, folk e tradizione», in una rievocazione storica dedicata all’origine del borgo. La professoressa Crosina ci accompagna in un breve tour alla scoperta delle storie che il paese, e la sua chiesa, hanno custodito per centinaia di anni.

 

Al termine dell’antichissima strada chiamata via della Pinza che da Riva del Garda sale al paese di Campi, e che garantì per millenni il collegamento del territorio altogardesano sia con la Valle di Ledro che con la regione bresciana, sorge isolata, in montibus Rippae, sui monti di Riva, adagiata su una balza contornata da castagni, faggi e noccioli, la cinquecentesca chiesetta di San Rocco. L’intitolazione al Santo si deve al fatto che venne eretta in seguito alla peste del 1512, quella che passò nella storia col nome di “peste granda”, e che decimò la popolazione del Veronese e del Trentino. Dopo essersi manifestata già nel primo semestre del 1510 nei territori limitrofi al Sommolago, l’epidemia raggiunse Riva nell’aprile 1512.

 

Sicuramente allora parte degli abitanti della città raggiunsero Campi nella speranza di sfuggire al flagello, come era di prassi in simili frangenti.E del resto una tradizione, per altro non confermata, vorrebbe che il paese venisse proprio fondato in seguito ad una pestilenza.

 

E’ comunque probabile che già allora vi fossero nella valletta delle abitazioni sparse qua e là, come testimonia ancor oggi la struttura dell’insediamento, ma alle abitazioni, in seguito a questa peste, si aggiunse la chiesa della cui possibile erezione si era discusso in una seduta del Comune di Riva già nel 1512.

 

L’idea della sua costruzione fu ripresa però soltanto nel 1563 e l’edificio sacro fu completato solo quattro anni dopo. Esso, dotato di campanile e circondato da un cimitero ora scomparso, conserva tuttora nel suo interno un affresco che raffigura, inseriti in un’edicola classicheggiante i santi Rocco e Sebastiano, invocati durante le pestilenze, che affiancano la Madonna in trono recante sulle ginocchia il bambino Gesù.


Tale chiesa venne sostituita con la Parrocchiale attuale, sempre intitolata a San Rocco, edificata tra il 1811 ed il 1827. Essa, costruita su un poggio che sorge dirimpetto alla chiesa cinquecentesca e da cui lo sguardo si spinge oltre i monti giù giù fino al lago di Garda, racchiude importanti arredi, quali l’altare maggiore, la balaustra e lo splendido coro ligneo, tutti provenienti, assieme al pavimento del presbiterio, dalla chiesa del convento di San Francesco di Riva dopo la sua sconsacrazione e demolizione in seguito alle leggi bavaresi del 1808-1809.

 

Il lato interno della porta d’ingresso documenta ancor oggi il passaggio e la permanenza di 17 giorni nel paese, dal 25 luglio al 10 agosto, dei garibaldini durante l’impresa di Bezzecca del 1866. Nel legno infatti sono chiaramente visibili dei fitti tagli dovuti al suo utilizzo come tavolo da macellaio.

 

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