Intervista a Camillo Zadra: a cento anni dalla Grande Guerra

11 marzo 2018

da Centopaesi #1 2014

 

Da tutti i “cento paesi” del Trentino, dai mille e mille borghi d’Europa, dalle città e dalle campagne, un secolo fa giovani e meno giovani partirono a milioni, reclutati dai loro governi e mandati a combattere gli uni contro gli altri in una guerra tanto sciagurata quanto produttrice di conseguenze disastrose. Fu un bagno di sangue mai visto in precedenza: circa dieci milioni di soldati morirono nei modi più atroci (i trentini caditi furono più di 11.400).
Il bilancio fu catastrofico: imperi scomparsi, rivoluzioni sanguinose, stati di nuova costituzione l’uno contro l’altro armati, popolazioni deportate, nazionalismi, disoccupazione, inflazione, dittature, guerre civili e un turbamento senza fine che non si risolse nemmeno di fronte allo spettro di una nuova, più devastante, guerra

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Per il Trentino, diventato nel 1919 una “nuova provincia” del Regno d’Italia, la guerra comportò un cambiamento radicale dei riferimenti istituzionali e politici. La cultura irredentista non fu ignara delle difficoltà che il passaggio dall’Impero d’Austria-Ungheria al Regno d’Italia comportava per un territorio che aveva già sperimentato la battaglia per l’autonomia dentro la regione del Tirolo, ma il nazionalismo oltranzista che salì al potere con il fascismo compromise la possibilità di praticare un cammino rispettoso delle specificità e delle esperienze pregresse, quale sarebbe stato legittimo attendersi. In quella drammatica stagione postbellica trovò fondamento e giustificazione storica e culturale la domanda di autonomia che alla fine del secondo conflitto mondiale si manifestò con la voce della gran parte della popolazione trentina.

 

Ricordare con iniziative sia di tipo istituzionale che culturale l’anniversario della Grande Guerra non significa dunque rimpiangere il “bel mondo” che la guerra ha cancellato: era stato proprio quel mondo dominato da una classe dirigente che temeva la domanda di cambiamento che si manifestava in ogni ambito culturale e sociale, a dimostrarsi incapace di prevenire la tragedia.
Il Centenario è invece l’occasione per ricordare, alla luce di precedenti guerre e poi della Seconda Grande Guerra, che tra i paesi europei, tra i popoli d’Europa, non ci sono terze vie tra la guerra e la ricerca di un rapporto di collaborazione, integrazione, amicizia, solidarietà, che porti a costruire istituzioni democratiche sovranazionali in cui ciascuno possa riconoscersi.


Ci siamo già “incontrati” – italiani, austriaci, francesi, inglesi, tedeschi, ungheresi, polacchi (e l’elenco potrebbe continuare) – cento anni fa su queste montagne, dentro contrapposte trincee, tra le macerie dei nostri paesi bombardati, nei campi profughi dove i trentini soffrivano la fame tanto quanto la popolazione delle città austriache vicine. Quell’“incontro”, avvenuto in modi di cui non abbiamo nulla da rimpiangere, ha faticosamente avviato un cammino sul quale si deve proseguire.


Se in Trentino si restaurano i forti austro-ungarici, se si ripuliscono e sistemano centinaia di chilometri di trincee e di sentieri militari dall’Ortles alla Marmolada, creando un cammino che è stato denominato “Sentiero della pace”, se sentiamo come un dovere conservare la memoria di quella guerra, è perché anche da quella tragedia ha preso il via una stagione politica e sociale nuova (seppur non sempre agevole) per il Trentino. Riconoscere che all’origine della nostra storia recente ci sono due guerre, in cui siamo stati coinvolti in molti modi, come vittime, come comparse, in qualche caso come protagonisti, implica riconoscere che per noi si tratta di un punto di riferimento rispetto al quale rinnovare una scelta politica e morale.


Il motto che il Trentino ha scelto per l’anniversario della Grande Guerra – “Dalla guerra alla pace” – è semplice e allo stesso tempo impegnativo. I nostri antenati (e, solo vent’anni dopo, i loro figli) hanno attraversato direttamente e personalmente la guerra e i suoi orrori. L’essere stati risparmiati pone a ciascuno di noi delle responsabilità nella costruzione della pace.

 

INFO Trentino Grande Guerra

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