Le donne delle Pro Loco si raccontano
Negli ultimi anni il mondo del no profit assiste ad un costante aumento della partecipazione femminile, dimostrandosi un settore strategico per attuare quella svolta verso la parità di genere nel mondo del lavoro e dell’impegno sociale caldeggiata dall’Agenda 2030, nonché tra le principali direttrici di intervento delle linee guida del Piano nazionale di ripresa e resilienza per la gestione dei finanziamenti previsti dal Next Generation Eu.
Presenza femminile nel Terzo settore: una bella sorpresa
I dati lo dicono chiaramente: all’interno di un contesto lavorativo che vede l’Italia penultima nazione in Europa per occupazione femminile ( 20% in meno rispetto agli uomini), il Terzo settore fa eccezione: qui la quota è rovesciata, con il 71,9% di donne impiegate contro 28,1% di uomini (dati Istat).
Buona anche la presenza di volontarie. In Italia sono quasi 2 milioni, un dato cresciuto negli ultimi 10 anni del 25%, e sebbene siano in numero inferiore rispetto agli uomini, le donne dedicano al volontariato più tempo: 18,5 ore settimanali contro le 15,4 degli uomini (Indagine Istat sugli Aspetti della Vita Quotidiana 2016).
Quello del no profit si conferma quindi un settore interessante per le donne, siano esse volontarie o dipendenti, e questo per diversi fattori: per la sua flessibilità, che permette di coniugare lavoro e famiglia, per la sua mission, che porta avanti temi di interesse per le donne (la religione, la politica e il bene comune in particolare), e per la sua eterogeneità, che permette di dare spazio all’espressione delle diversità. Le nostre organizzazioni si stanno rendendo conto di questa grande potenzialità e dimostrano una crescente coscienza del valore delle donne nel promuovere cambiamenti sociali e sviluppo delle comunità.
Le donne fanno bene al volontariato
Ma non è solo nella quantità di opera prestata che le donne eccellono: ottimi anche i dati che si riferiscono all'apporto qualitativo fornito dalla componente femminile. Uno studio recente (indagine Cesvot Toscana 2018) ha evidenziato come le associazioni con una forte presenza di volontarie registrino un maggior dinamismo organizzativo, una maggiore disponibilità a fare rete con altri soggetti e una più spiccata tensione etico-politica.
“Le donne hanno una grande capacità trasformativa e generativa che certamente senza la loro presenza in ruoli apicali non può che crescere” sostiene Claudia Fiaschi, portavoce del Forum Terzo settore. “Le donne, più degli uomini, hanno la capacità di trasferire nelle comunità le competenze acquisite e renderle facilmente fruibili a tutti, e questo permette di accrescere notevolmente le competenze dell’intera comunità. Lo sguardo delle donne inserito nei contesti di leadership migliora la visione complessiva dell’organizzazione perché ne accresce il quadro delle sensibilità.”
Allora perchè sono ancora poco rappresentate?
Nonostante ciò, la governance degli enti del Terzo Settore rimane ancora saldamente in mano agli uomini, che prevalgono in tutte le posizioni apicali (dati Open Cooperazione).
Informazione questa, confermata anche da analisi sulle Pro Loco trentine: su 154 associazioni (dati 2020), sono 105 i presidenti uomini e solo 49 le donne.
Un’occasione persa per il nostro settore, che proprio grazie alla sua natura potrebbe diventare il contesto dove sperimentare il diversity management, quel mix di approcci, sguardi e competenze che solo una governance equamente condivisa tra uomini e donne riesce a generare.
Per arrivare a questo risultato è necessario lavorare su due fronti: da una parte all’interno della componente femminile, investendo per creare una maggiore consapevolezza del proprio contributo e per eliminare quelle auto limitazioni che le donne stesse inconsapevolmente si pongono.
Allo stesso tempo, è necessario investire in un cambiamento culturale da parte degli uomini, per portarli a riconoscere il vantaggio della diversità e della condivisione. Tante le cose che si possono fare nel concreto: maggiore informazione riguardo all’apporto delle donne, occasioni di confronto sul tema, visibilità ad esempi virtuosi, progetti di integrazione tra governance maschili e femminili, formazione.
L’iniziativa della Federazione Pro Loco e di UNPLI
Crescita personale, valorizzazione dei propri talenti, espressione di sè, contribuire attivamente al benessere della comunità, possibilità di dare un senso al proprio percorso personale: sono solo alcuni degli aspetti che emergono dalle interviste alle donne delle Pro Loco.
In occasione della Giornata internazionale della donna, la Federazione Pro Loco e l’UNPLI hanno realizzato un’iniziativa che vuole mettere in luce alcuni aspetti della presenza femminile nel mondo delle Pro Loco.
Attraverso le parole di alcune volontarie di Pro Loco, entriamo nelle storie di donne che hanno messo i loro talenti a disposizione delle loro comunità: storie che sono lo specchio di molte altre, che continueremo a raccontarvi attraverso rubriche social e sul nostro sito. L'idea è quella di andare oltre gli stereotipi e sottolineare il valore della diversità, della complementarità e dell'integrazione delle competenze tra uomini e donne, andando in profondità nelle motivazioni che spingono le donne ad avvicinarsi al mondo del volontariato.
Cinque i video di questa prima trance, dedicati ad altrettante volontarie trentine: Arianna Cavagna della Pro Loco di Ala, Giusi Depaoli della Pro Loco Cà Comuna del Meanese, Luisa Bernardi della Pro Loco di Aldeno, Cristina Bazzoli della Pro Loco di Campi di Riva, Nadia Bertagnolli della Pro Loco Castel Belasi di Campodenno.
Trovate gli altri video sul nostro canale Youtube