Luserna, ultima “isola linguistica” del Cimbro

Luserna, o Lusèrn, è un borgo Trentino in cui si conserva uno dei ceppi linguistici più antichi d’Italia … il cimbro!

 

di Oriana Bosco (da Arcobaleno 4 – 2018)
 
Nell’angolo più remoto del Trentino, a 1300 metri d’altezza e a 45 chilometri da Trento, collegato al centro più vicino da una strada realizzata solo a fine Ottocento, c’è il paese di Luserna, o Lusérn, come la chiamano gli abitanti del posto.
 
Sì, perché qui il 90% della popolazione è di madrelingua cimbra, un idioma antichissimo, parlato fino al Settecento in alcune aree del Veneto nord occidentale (Altopiano dei Sette Comuni, Lessinia), della provincia di Mantova e di Trento (Altopiano di Lavarone e Folgaria), che qui si è preservato nei secoli proprio grazie alla posizione isolata di questo minuscolo borgo, oggi ultima isola linguistica di cimbro in Italia e una delle tre minoranze linguistiche trentine.

 

 

Chi arriva in paese e non sa di questa caratteristica rimarrà stupito nel leggere gli strani toponimi e gli incomprensibili cartelli stradali, ma soprattutto nell’ascoltare la parlata della gente, che non ha nulla di italiano e i cui suoni sono invece quelli tipici delle lingue germaniche.

 

Il cimbro viene infatti da un antico dialetto tedesco con influssi bavaresi, ed il termine stesso “cimbro” (rivolto sia alla popolazione che alla sua lingua) inizia ad essere usato solo nel XIV secolo, mentre prima di allora si parlava solo di “todesco” o “teutonico”. Come sia arrivata qui una lingua originaria di migliaia di chilometri di distanza non è ancora oggi del tutto chiaro. C’è chi sostiene (e tra questi vi è il più celebre autore cimbro, Mario Rigoni Stern) che il popolo cimbro abbia origini gotiche, e discenda dall’omonima popolazione di origini danesi che tentò di penetrare in Italia nel II secolo a.C., ma sconfitta dall’esercito romano si ritirò intorno alle Prealpi Venete: tesi che sarebbe confermata dalla toponomastica e dalle leggende locali, molto spesso legate alla mitologia vichinga.
 
La maggior parte degli studiosi concorda, però, nel ritenere che i cimbri abbiano i loro antenati nei coloni tedeschi chiamati, tra il X e il XII secolo, a popolare l’Altopiano di Asiago per occuparsi di attività di disboscamento. Da questo primo insediamento ne sorsero poi altri, prima in Lessinia e poi nella zona dell’Altopiano di Folgaria e Lavarone, e di lì a poco nella vicina Luserna. Raggiunta la sua massima diffusione tra il 1500 e il 1700, quando contava oltre 20.000 parlanti, la lingua cimbra comincia poi ad essere abbandonata, assorbita dai dialetti locali. Lo spopolamento delle aree di diffusione del cimbro durante la Prima Guerra Mondiale e la sua messa al bando da parte del governo fascista, diedero il colpo finale alla già esigua diffusione della lingua, di cui oggi Luserna, con i suoi circa 200 abitanti, rimane l’ultimo baluardo.

 


Cimbro: lo specchio della comunità


L’isolamento geografico e le vicissitudini politiche, aggiunte all’orgoglio degli abitanti di Luserna, sono stati i fattori che hanno permesso la conservazione di questa lingua arcaica. Una lingua che è riuscita non solo a mantenere fino ad oggi il suo carattere fortemente conservativo, ma che è lo specchio stesso della sua comunità, di cui esprime in modo rilevante l’identità: lo dimostra la grande ricchezza di vocaboli molto specifici legati al legno e alla sua lavorazione, all’allevamento e all’agricoltura, tratti distintivi della comunità cimbra.
 
La lingua cimbra viene oggi parlata correntemente dagli abitanti di Luserna, mentre il suo insegnamento, attivo nella locale scuola elementare (ora chiusa) fino a pochi anni fa, è diventato materia facoltativa nelle scuole elementari dei paesi limitrofi. Essa è tutelata come lingua minoritaria (Carta Europea delle lingue regionali e minoritarie, 1998), e viene oggi studiata e valorizzata da istituzioni culturali presenti sul territorio, che a Luserna sono Kulturinstitut Lusérn – Istituto Culturale cimbro ed il Documentazionszentrum Lusérn – Centro Documentazione cimbro.

 

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